O
manovre insignificanti o operazione sul debito con
garanzia europea
Di
Carlo Pelanda (29-4-2008)
Da un lato,
sarebbe cortese aspettare le soluzioni di politica economica del nuovo governo
prima di scriverne. Dall’altro, è già prevedibile che senza tagli del volume
assoluto del debito e della spesa annua per interessi (dai 60 ai 70 miliardi) il
governo Berlusconi potrà stimolare e modernizzare ben
poco l’economia italiana. Se la Ue calcolasse
il tetto di deficit per periodi di 5 anni invece che imporlo ogni singolo anno
il problema sarebbe risolvibile. Tale temporalità più lunga, infatti,
permetterebbe di tagliare le tasse e riequilibrare il gettito grazie alla
crescita così stimolata. Ma Ue e Bce sono rigide: gli Stati devono prima portare a pareggio
i bilanci e solo poi, restando entro il 3% di deficit sul Pil
per anno, potranno ridurre le tasse. In tali condizioni il prossimo governo Berlusconi potrà fare solo manovrine
irrilevanti se non tirerà fuori un’idea innovativa.
Ridurre tanta
spesa pubblica in poco tempo per bilanciare una grossa detassazione
stimolativa? Magari, ma è troppo il rischio di aggiungere deflazione alla
tendenza recessiva e scatenare gli interessi definanziati,
portando l’Italia nel disordine. Tagliare poco e spalmarlo nel tempo servirebbe
a poco. Pertanto l’unica via sembra quella di recuperare risorse dalla spesa
per interessi trovando il modo di abbattere una parte del debito. Certo, non è
tempo per cartolarizzazioni data la situazione dei mercati finanziari ed immobiliare. Ma si potrà cercare
il sostegno della Ue e della
Bce per impacchettare una parte del patrimonio
(attivo) con una del debito (passivo) in modo che la prima annulli la seconda e
la relativa aliquota di spesa per interessi. Secondo il rubricante questa è
l’idea innovativa: insistere con la Ue, in
particolare la Bce,
per studiare insieme una “retrogaranzia” europea
all’operazione sul debito italiano, un “bollino blu”. Per esempio, 300 miliardi
di patrimonio possono essere trasferiti ad un’entità emanata e garantita dalla Bce che poi li realizzerà in 20 o 30 anni, ma cancellando
subito altrettanto volume di debito. Ad occhio, una tale operazione libererebbe
circa l’1% del Pil al servizio della detassazione e quindi di un ciclo virtuoso “più crescita
più gettito” che poi negli anni finanzierebbe ulteriori
efficienze e modernizzazioni. Il punto: senza la retrogaranzia
europea una tale operazione non si potrà fare nelle
megaquantità utili. Pertanto il governo Berlusconi
dovrebbe fin da ora negoziare, con umiltà e determinazione, tale sostegno
europeo. La ragione, in tale scenario, sarebbe tutta a favore dell’Italia: non
si può mantenere la sovranità sul debito cedendola sui mezzi per ripagarlo.
Carlo Pelanda